Roma (Italia). Il 23 novembre 2018, presso la Curia dei Gesuiti a Roma, si è svolto un incontro dal titolo “Focalizzando l’attenzione sulla violenza sessuale nei conflitti”, organizzato dalle Ambasciate della Gran Bretagna e del Belgio insieme al “Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati”. Ha partecipato Suor Elena Rastello dell’Ambito per la Pastorale giovanile in rappresentanza dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
L’incontro ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’agire a livello globale per contrastare il crimine della violenza sessuale e dello stupro come arma di guerra. Nel panel è stato presentato il contributo che Congregazioni religiose femminili e maschili offrono per la cura, il sostegno e l’integrazione di persone vittime e sopravvissute.
Sono migliaia e migliaia le donne, le giovani, le bambine violentate e segnate per la vita dalla violenza sessuale sofferta nei conflitti. Per il potere, il possesso e la supremazia si terrorizzano comunità e villaggi (come in Bosnia negli anni Novanta) e, per convincerli a non opporre resistenza, gli aggressori fanno violenza prevalentemente sulle donne.
Nell’incontro sono stati presentati due attivisti a cui è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace 2018. Una giovane donna irachena yazida, Nadia Murad, che ha lottato per i diritti umani e la pace dopo che fu fatta prigioniera dall’Isis nell’agosto 2014, tenuta in ostaggio insieme a tante donne del suo popolo, è poi divenuta simbolo del genocidio della sua comunità e ambasciatrice ONU per la dignità dei sopravvissuti alla tratta degli esseri umani; un medico della Repubblica Democratica del Congo, Denis Mukwege, che dedica la propria vita a curare donne vittime di abusi e violenze. È un riconoscimento meritato a due attivisti coraggiosi e tenaci, capaci di pagare di persona per il loro servizio alla pace attraverso la lotta nonviolenta, perché sia riconosciuto il dolore che le donne soffrono a causa di abusi sessuali e sia riaffermata la dignità umana.
A conclusione dell’incontro, è stato proiettato il video “L’uomo che ripara le donne”, un film-documentario per conoscere l’opera del dott. Mukwege, e per mostrare l’efficacia di scelte del medico che costruiscono pace e giustizia e che sono di autentica lotta nonviolenta a fianco di tante donne, soprattutto quelle più indifese: “Quante volte, osservandole nei loro letti di dolore, mi sono disperato e mi sono domandato: come potranno riprendersi? E ogni volta scopro che si rimettono in piedi non per se stesse, ma per le loro famiglie e per i loro figli. Credo che da loro noi uomini abbiamo davvero molto da imparare”.
Tante religiose e religiosi si piegano con tenerezza sulle ferite delle donne. In quelle donne, nelle loro storie, sui loro volti, vedono il riflesso del volto sofferente e piangente di Cristo oggi.