Roma (Italia). La Serva di Dio Madre Rosetta Marchese amava colloquiare nella preghiera e nell’adorazione eucaristica con Gesù, Suo Sposo Crocifisso e Figlio obbediente alla Volontà del Padre. Lo invocava come Agnello immolato che porta su di sé i peccati del mondo per salvarlo (cf Gv 1,29). Il confronto e la conformazione a Lui avveniva tramite il sacrificio della vita nel momento presente, ossia momento per momento.
Il termine “immolarsi”, per Madre Rosetta, era voce del verbo amare ed era la strada d’oro della sua ascesi e santificazione. Gesù, che si immolava sulla croce e ogni giorno sull’altare, le chiedeva di unirsi a Lui, di diventare un altro “Gesù che si offre e si immola” per rendere feconda la missione educativa salesiana tra la gioventù. Anche la sua ascesi quotidiana era “cristica” improntata a svuotarsi del proprio io, come Gesù servo svuotò sé stesso fino alla morte di croce (cf Fil 2,7-8), per farsi riempire dall’Amore vero.
I mezzi di questo annientamento e conformazione allo Sposo Crocifisso non erano eclatanti e straordinari, ma ordinari e quotidiani, vissuti nelle piccole croci di ogni giorno, nelle incomprensioni, nei limiti che, secondo Madre Rosetta, creavano dei vuoti che solo Gesù poteva colmare.
Scriveva a una suora in servizio di autorità: dobbiamo “animarci a considerare sempre più il mistero della Croce e ad amarlo nella nostra vita quotidiana senza cercare cose straordinarie, ma donando al Signore con generosità momento per momento quello che ci chiede: la stanchezza, i disagi del viaggio, la pazienza nell’ascoltare le suore, i momenti di consenso e di gioia, i momenti di incomprensione e di sofferenza. Tutto ciò insomma che forma il tessuto delle nostre giornate”.
Molto eloquente è una lettera che la Serva di Dio scrisse ad una suora ammalata nel periodo in cui anche la sua vita era segnata dalla malattia che inesorabilmente la portò all’incontro definitivo con il Signore:
“Si, mia cara…, anche la sofferenza, le incomprensioni, la grossa fatica di un quotidiano portato avanti all’insegna della croce, sono le manifestazioni della sua Tenerezza, della sua Misericordia, del Suo appello a fare di noi degli “amici” sempre più intimi con il Suo Figlio e questo vuol dire rifare il Suo cammino sul Calvario. È la tua vocazione, è la mia, possiamo dire che è la “nostra” di tutte perché nessuno ha il privilegio della sofferenza; tutti, prima o poi, in un modo o in un altro, siamo chiamate a vivere profondamente questa esperienza del Cristo Redentore tocca a noi rispondere in pienezza con l’aiuto della Sua grazia! Aiutiamoci dunque a farlo ogni giorno di più, uno dietro l’altro, con pazienza infinita, chiedendo a Lui la capacità di accogliere quanto Lui ci ha disposto per il giorno dopo. È un Padre e potrà sempre e solo darci cose ‘buone’ insieme alla forza per viverle”.
In questo tempo della Settimana Santa, Madre Rosetta ricorda che la meta è diventare Gesù Crocifisso, vivere l’intimità con Lui. Tutto il resto è mezzo per arrivare alla conformazione. La croce quotidiana anche la più piccola, ha però in sé il germe della Resurrezione e della luce. Bisognerebbe proprio approfittare di tutti gli eventi, soprattutto quelli più sofferti, per convertirsi all’Amore.
“L’unica nostra ricchezza è ciò che doniamo a Gesù in forma di croce”
(Materiale tratto dall’Archivio della Causa di Beatificazione e Canonizzazione della Serva di Dio Madre Rosetta Marchese).