Roma (Italia). Il 9 febbraio 2025 si celebra la memoria liturgica della Beata Eusebia Palomino Yenes (1899-1935), Figlia di Maria Ausiliatrice, beatificata da San Giovanni Paolo II il 25 aprile 2004 a Roma. Anche lei, come la Beata Maria Troncatti, ha offerto la vita per la pace.
Nata a Cantalpino, in Spagna, il 15 dicembre 1899, in una famiglia poverissima e profondamente cristiana, sin da piccola Eusebia impara a fidarsi della Provvidenza, a vivere del proprio lavoro e ad amare gli altri dimenticando se stessa.
Nel clima di fede in cui vive, si apre pian piano alla Grazia, dando a Dio il primo posto. La prima Comunione, come per tanti santi, segna una svolta: capisce di appartenere al Signore. A dodici anni va a Salamanca con la sorella maggiore per lavorare a servizio in qualche famiglia. Inizia a frequentare l’oratorio festivo delle Figlie di Maria Ausiliatrice e le suore le offrono lavoro in comunità. Eusebia svolge lavori anche pesanti, senza mai rinunciare al profondo desiderio di consacrarsi al Signore.
Finalmente nel 1922, nel 50° anno di fondazione dell’Istituto FMA, inizia il noviziato e nel 1924 emette la prima Professione. Viene inviata a Valverde del Camino, all’estremo sud-ovest della Spagna, nella zona mineraria dell’Andalusia, verso il confine con il Portogallo.
Svolge le mansioni più umili e l’assistenza alle bambine dell’oratorio con ammirevole dedizione; pian piano si conquista l’affetto di tutti e non perde occasione, anche attraverso le numerose lettere ai familiari, di invitare alla fede nell’Amore misericordioso del Signore e alla pratica del Rosario delle Sante Piaghe, nella fiducia in Maria con la pratica della “Schiavitù mariana” secondo l’insegnamento di San Luigi M. Grignion de Montfort.
Lei, così umile e poco istruita, segue le vicende della Spagna che, all’inizio degli anni Trenta, vive difficili vicende che la porteranno alla Guerra Civile. Nel luglio del 1930 in Spagna si diffonde un movimento rivoluzionario antimonarchico. Il 12 aprile 1931 alle elezioni vincono repubblicani e socialisti; il re Alfonso XIII parte per la Francia. Il nuovo governo prende provvedimenti anche contro i religiosi, tra cui l’espulsione dei Gesuiti.
Il clima rovente raggiunge anche Valverde, dove vive Suor Eusebia. Direttrice della comunità è la futura martire e Beata, Suor Carmen Moreno. Il 12 maggio alcuni gruppi di rivoluzionari arrivano al collegio salesiano e prendono a sassate porte e finestre. Le suore riescono a mettersi in salvo passando per il cortile nella casa vicina.
Suor Eusebia in una lettera ai familiari scrive: “La Spagna è mariana; la Spagna appartiene alla Vergine e non può perire. Ma ci sono paesi e città in Spagna che non corrispondono a queste grazie…”. E ancora: “Così devono essere le case cristiane, profumate dalla preghiera e dalla comunione frequente, perché da esse sporgano quelle incantevoli rose della santità, che sono la gloria di Dio, l’onestà della famiglia e l’onore della Patria e della società. (…) Ora, se vogliamo che la Vergine regni in noi (…) prendiamo il santo Rosario, facciamolo risuonare nelle case e innalziamo la Croce di Gesù nelle nostre anime con il Rosario delle piaghe. È così breve e così facile pregare, e possiamo portare così tante benedizioni sulla nostra amata Spagna!”.
Suor Eusebia traduce il desiderio della pace in indicazioni ancora attuali: “Se vogliamo che Cristo trionfi, che Cristo regni in tutte le zone della terra, tutte queste cose che stiamo attraversando scompariranno man mano che cresce la carità verso i poveri di Cristo. Ebbene, quegli operai, se hanno sbagliato, è perché si sono trovati senza fede, senza Dio e senza amore e per questo si ribellano cercando quel benessere che si trova solo nella religione. Nel momento in cui vedranno la carità e l’amore, si volgeranno come mansueti agnelli verso Dio e saranno veri cristiani, dando gloria a Dio e alla Patria”.
È in questi giorni che Suor Eusebia matura la decisione: offrirsi vittima. A quale scopo? Nella Positio super virtutibus, risultano alcune testimonianze nelle quali si afferma che lo fece per la Spagna, come coronamento del suo impegno per la “salvezza delle anime”, nella scia del Da mihi animas cetera tolle di Don Bosco.
Il 17 maggio 1932, dopo aver chiesto il permesso al suo confessore e alla direttrice, mentre è nascosta in abiti secolari in una casa che le aveva dato ospitalità, pronuncia l’atto di offerta della vita. Il 19 maggio, essendo la situazione migliorata, le suore tornano in collegio e Suor Eusebia riprende le sue occupazioni. Nell’agosto accusa i primi sintomi di quella malattia asmatica che le spalancano il Cielo nella notte tra il 9 e il 10 febbraio 1935. L’offerta della vita è accettata.
Il valore dell’oblatività aveva segnato il suo animo fin da fanciulla. Racconta nella sua autobiografia: «Stando poi a scuola ricordo perfettamente che c’era la Storia Sacra a quadri lungo le pareti. In uno dei primi giorni la maestra spiegava un quadro di fronte al mio banco e che conteneva la storia di Isacco. Io stavo là seduta facendo bastoncini (arrotolando carta) però quella spiegazione mi piaceva molto e non perdevo una sillaba. Il giorno seguente andai con mia madre nel bosco vicino in cerca di legna.
Ella raccolse una grande fascina di legna e, come si usa, la portava a spalla, legata alla cintura con laccio agli omeri. Diede anche a me una piccola ed io scendevo dal monte pazza di gioia e di soddisfazione ricordando il racconto del sacrificio di Isacco, che avevo udito raccontare dalla mia maestra e lungo il cammino lo narravo a mia madre. Quando mi sentivo stanca, dicevo: «Adesso riposiamo un poco, come Isacco, perché abbiamo ancora tanta strada da fare», e riposavamo un po’, quindi riprendevamo ad andare finché tornavano a riposarci un’altra volta. Dicevo a mia madre: “Isacco era una vittima; se fosse morto sarebbe andato dritto in Cielo; io non sono una vittima, ma mi piacerebbe tanto esserlo, se piacesse a Dio, perché sento nel mio interno un desiderio tanto grande di farmi santa che non posso rimediarlo”, e a mia madre che avanzava sotto il peso della fascina, vedevo scorrere le lacrime sul viso».
Quarant’anni prima dell’offerta della vita di Suor Maria Troncatti, Suor Eusebia aveva scelto di essere “artigiana di pace”, offrendo la vita per la sua patria.